del sito www.lincontro-italia-bulgaria.com

Drum bun. Dai Balcani ai Carpazi.

by "Agnese"


premessa: quanto di seguito riportato e' stato parzialmente tratto dal sito www.turistipercaso.it dove la Sig.ra Agnese ha pubblicato il suo diario di viaggio nei Balcani al link http://www.turistipercaso.it/viaggi/itinerari/testo.asp?ID=10048#inizio.
dietro autorizzazione dell'autrice (che qui ringrazio) ne riporto solo la parte relativa al suo passaggio in Bulgaria ma credo che l'intero suo racconto vada letto perche' molto realistico ed ottimamente esposto.

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........Intanto il tempo è cambiato, piove e fa freddino, quindi rinunciamo alla sosta che volevamo concederci sul lago Ohrid. Attraversiamo la Macedonia: bella e selvaggia, montagne, boschi e verdi laghi, peccato per il diluvio che ruba la visibilità.Alla frontiera con la Bulgaria ci siamo noi ed un camion, immersi in una suggestiva nebbia da autunno inoltrato. Non vogliamo addentrarci con il buio ed il diluvio sulla strada del monastero, quindi ci fermiamo nella cittadina di Rila nell’unico albergo che purtroppo funziona anche da unico ristorante. Le stanze non sono male, ma deve essere una struttura pubblica con personale stipendiato, sono pigri, indisponenti e cucinano da schifo. Accettano solo Lev, è tardi ed il cambio è chiuso, ma il ragazzo di un bar ci cambia gli euro ad un onestissimo tasso ufficiale. Il mattino dopo visitiamo il monastero di Rilskij, poco distante. E’ un bellissimo complesso monastico circondato da montagne. E’ interamente lastricato in pietra grezza e la chiesa centrale è ricoperta di affreschi colorati.S’intravede una schiarita e ne approfittiamo subito per spingerci a visitare Bansko, un caratteristico paesino di montagna alle pendici del Vihren, sui Rodopi. Ha un nucleo storico ben conservato, lastricato con le grandi pietre di fiume che qui abbondano, le case sono in pietra e mattoni con balconi di legno e finalmente si mangia di nuovo bene, con piatti a base di carne, riso e verdure ed uno yogurth gelato molto più gustoso del frozen yogurth americano (forse perchè non “fat free”).Raggiungiamo Sofia sotto la pioggia: la periferia è formata da una serie di condomini soviet grigi e scrostati, certamente brutti ma non i peggiori che ci è capitato di vedere, ad esempio a Mosca e Erevan, ed anche in alcune civilissime città occidentali. Le indicazioni sono solo in cirillico e facciamo un po’ di fatica a decifrarle, avendo la cartina in caratteri latini. Il centro è dignitoso e pulito; le cose da vedere sono nel raggio di 500-1000 m., tutto raggiungibile a piedi. La mattina alle nove la grande piazza dove troneggia la cattedrale Aleksander Nevskij, con le sue cupole dorate, è semideserta. All’interno sembra ci sia perennemente in corso una funzione religiosa. L’adiacente chiesa di Sveta Sofia, più antica ed importante in quanto portatrice del nome alla capitale, è molto più sobria ed al confronto sembra bassa e tozza. Da un incredulo vecchietto, in una delle bancarelle della piazza, compro ad un prezzo irrisorio un vecchio quadro di Lenin. Passata l’iniziale incredulità mi propone subito di portarmi, se torno nel pomeriggio, un quadro con tutta la famiglia di Lenin. No, grazie, non sto acquistando santini... Per arrotondare il resto ci dà una banconota di vecchi rubli ed una banconota irakena con l’effigie di Saddam, hanno fiutato che ora diventa roba per collezionisti. La piccola chiesa russa di S. Nikolaij è molto graziosa con le sue cupole verdi e dorate. Sono molti i tributi dei bulgari verso i russi, considerati i liberatori della Bulgaria dal dominatore ottomano. Emblematico fu il fatto che durante la seconda guerra mondiale, pur essendosi la Bulgaria legata alle potenze dell’Asse, il re Boris compì il suo ultimo atto rifiutando ad Hitler l’invio di truppe in Russia nel 1943, quando i tedeschi erano ormai con l’acqua alla gola. Morì poco dopo in circostanze misteriose. Riusciamo a trovare un ristorante non globalizzato sulla Dondukov, dove per dessert servono uno yogurth con composta di frutta, il più buono che ho mai mangiato, superiore anche a quello greco. Del resto i bulgari si vantano di esserne gli inventori. Saltano le mete del pomeriggio: il museo storico, custode di meritevoli tesori, è transennato ed un tassista che interpelliamo alza le spalle sorridendo. L’hanno chiuso due mesi fa, forse per restauro. L’altra meta di benessere erano le Terme, ma anche qui il bell’edificio liberty, piuttosto degradato, è chiuso e mostra di esserlo da anni, a dispetto di quanto recita la guida, “recentemente restaurato con fondi UE”. Di restaurato c’è solo il cartello che lo annuncia. Non ci resta che ripartire.La pioggia ritorna implacabile e dobbiamo anche allungare un po’ il percorso a causa di una deviazione imposta dalla polizia, sembra per un ponte sommerso o danneggiato dai diluvi di questo brutto agosto.Arriviamo al paesino di Kuprivistika, sperduto tra le montagne, trovando un’inaspettata grandissima animazione. Ci sono addirittura i militari accampati appena fuori del paese. E’ pieno di gente, decine e decine di bancarelle, palloncini, giocattoli, zucchero filato, tappeti, salsicce, fiumi di birra, insomma una festa popolare in piena regola. Scopriamo che è l’ultimo giorno della nona edizione del Festival nazionale del folclore bulgaro. Kuprivistika è un grazioso paese, con ponticelli in pietra sul torrente e le case-museo di fine ottocento, di cui alcune conservano anche gli arredi interni e la decorazione esterna. E’ lastricato anch’esso con gli immancabili grossi ciottoli di fiume.Sulla strada per Veliko Tarnovo s’incontra un passo a 1300 m., monumento nazionale della guerra contro i turchi, che qui vide il sacrificio dei soldati russi. A grande distanza si vede, sulla vetta della montagna, un enorme obelisco. Sono stati posti anche alcuni altri memorial, ed è meta di visite dei locali. Sfidiamo la strada dissestata per la curiosità, ma quando arriviamo in cima l’obelisco è stato avvolto dalla solita affascinante nebbiolina ed è invisibile.Veliko Tarnovo, antica capitale, è una città con centro storico medievale, relativamente turistica, e per la prima volta troviamo diversi alberghi al completo. Veniamo agganciati da una signora chiacchierona che ci propone il suo B&B. Sventola continuamente la guida Routard, dov’è riportata la sua casa. Sono stanca e convinco mio marito, molto recalcitrante, ad accettare. Il suo compagno è pittore e la casa in centro storico è interessante per i quadri ed i vecchi oggetti che la caratterizzano, ma la pulizia è al di sotto anche degli standard bulgari e l’invadenza della signora sarà superiore ad ogni umana immaginazione e sopportazione. Il pezzo forte di Veliko sono i ruderi della cittadella, arroccati sopra una rupe, ma si rivela più suggestivo il panorama d’insieme dalla porta di accesso che non la visita all’interno, essendo rimasto ben poco da visitare.Poco lontano dalla città, nascosto tra i boschi, merita senz’altro la deviazione il grazioso romantico monastero Preobranzeskij, con i suoi colorati affreschi esterni.Appena varcato il confine con la Romania.........."

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