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"Incomprensione"

by Cartongessato

Era una delle prime volte che visitavo il Paese e le scritte in caratteri cirillici non aiutavano molto a capirne la lingua.
Comunque il cambio della valuta era oltremodo vantaggioso ed il pensionato italiano aveva l’impressione di essere diventato piuttosto abbiente se non addirittura “ricco”.
Perciò, l’dea era stata quella di portare da casa il minimo indispensabile, in modo d’avere poi l’occasione di comprare tutto il resto, o quasi, nei negozi locali.
A quei tempi, alcuni di questi piccoli negozietti si trovavano anche negli scantinati, altri in box per automobili ed altri ancora al piano rialzato con alcuni gradini per accedervi.
In uno di questi ultimi , con solo tre gradini dal marciapiede, erano in vendita sandali, scarpe e ciabatte .
Bisognava fare attenzione alle misure perché i “numeri” erano quelli adottati in UK, altri in USA ed altri ancora in RPC.
Per non sbagliarsi, bisognava quindi provarli senz’altro.
Entro e ne scelgo due paia, ma il negozio era veramente “mini” e, per la prova, è stato giocoforza uscire e sedermi sul gradino di centro all'uscita del negozio.
Per fortuna la larghezza del gradino era tale per cui i clienti potavano entrare ed uscire a… senso unico alternato.
Mentre calzavo la scarpa ho notato, seduto a cavalcioni di una sedia e di fronte al negozio, quello che doveva essere il proprietario.
Se ne stava all’ombra con una canottiera scura come il suo viso, una barba non rasata da qualche giorno ed il petto villoso.
Mentre armeggiavo con il calzascarpe, lo vedo guardarmi torvo e con un gesto imperioso della mano far cenno di avvicinarmi a lui.
Penso, anzi interpreto, che mi voglia dire di togliermi dal gradino e di lasciare libero il passaggio.
Cerco, a gesti, di fargli capire che farò in fretta, che abbia solo un po’ di pazienza, ma che comunque non impedisco ai clienti di entrare ed uscire dal suo negozio.
Quello sembra insistere maggiormente e con fare ancora più deciso si alza e mi si avvicina con la sedia in mano.
Accidenti, penso, possibile che abbia così premura?
All’ora, per evitare ulteriori discussioni decido anch’io di alzarmi (con una scarpa si ed una no) cercando di lasciare completamente libero il passaggio.
A quel punto, con un balzo lui mi è accanto, appoggia la sedia a terra, mi prende per un braccio e poi, con un largo sorriso, mi obbliga ad accomodarmi sulla sua sedia!
Ecco, sembrava dire, finalmente hai capito?
Non sei più comodo a provare le scarpe così?
Confesso che mi sono subito pentito d’aver pensato male di lui e menomale che non l’ho dato a vedere, infatti, voleva solo essere gentile con lo straniero: si trattava solo di comprendersi.
Già, mi sarebbe bastato pensare “in positivo” invece che il contrario.
A distanza di tempo, mi capita spesso di raccontare questo caso di “incomprensione”, anche perché credo che, nella sua semplicità, abbia comunque una sua morale.

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